Descrizione
Siracusano, ovvero il Settecento di Daniele De Joannon (Centonove, 25 gennaio 2013)
Messina. Non nasce in seno all’Ateneo che l’ha vista crescere come studiosa e neanche dalle istituzioni, il volume dedicato a Citti Siracusano, ma da colleghi e amici che hanno trovato sponda in una casa editrice. Così, a due anni di distanza dalla morte prematura della storica dell’arte messinese, che prima in riva allo Stretto, poi a Napoli e infine a Milano aveva formato allievi e si era dedicata all’argomento di tutta una vita, la cultura figurativa del XVIII secolo in Italia, arriva nelle librerie “Per Citti Siracusano. Studi sulla pittura del Settecento in Sicilia”.
Perché un libro. “Come in tutte le discipline, anche nella storia dell’arte ci sono libri, che per varie ragioni sono, destinati a durare nel tempo. E il caso appunto del monumentale libro di Citti Siracusano sulla pittura del Settecento in Sicilia, dato alle stampe quasi trent’anni fa, che costituisce il primo serio tentativo di analisi critica e filologica della ricchissima produzione pittorica di quel secolo non solo per l’ampio quadro storiografico e per la nitida messa a fuoco di alcune linee portanti della corposa pittura figurativa settecentesca isolana, solo apparentemente uniforme e ripetitiva, ma anche per l’attenta ricostruzione del catalogo di ciascun artista, una sorta di imponente schedatura di gran parte dei dipinti e disegni del Settecento siciliano”, scrive il curatore Gioacchino Barbera, che sottolinea come la prima “fatica” di Citti Siracusano era stato un salto senza rete che “continua ad essere il punto di riferimento imprescindibile per ogni ulteriore studio e approfondimento sul tema”. La costruzione del libro dedicato alla studiosa, ben lungi dall’essere una “miscellanea di saggi il più delle volte male assortiti”, si concentra su “quello che è stato il terreno privilegiato di ricerca della Siracusano”.
Da qui, la scelta di chiedere “a suoi amici, colleghi ed ex allievi, di generazioni, scuole ed esperienze diverse ma tutti specialisti di pittura del XVIII secolo, di offrire un loro originale contributo sulla pittura del Settecento in Sicilia”. Non spetta a me dirlo – scrive Barbera – ma credo che alla fine ne sia venuto fuori un volume ricco di inediti, aggiunte, novità e precisazioni che, ne sono certo, a Citti sarebbe piaciuto.
Dall’altra parte questa mia convinzione, che a qualcuno potrà sembrare un po’ presuntuosa, trova conferma in quello che lei stessa ha scritto in uno dei suoi ultimi saggi, quando proprio in apertura dichiarava: “L’insegnamento che Sandro Marabottini è riuscito a trasmettermi forse nel modo più inderogabile è la convinzione che il campo storico-artistico, come pochi altri, sia inevitabilmente soggetto a una revisione continua. Lo scopo di ogni ricerca deve quindi essere quello di fornire il nucleo organico di problemi e ipotesi che, senza arrivare a sicurezze definitive ed esaustive, servano da stimolo a successivi contributi”.
I contributi. A mancare, per la scomparsa nel giugno del 2012, è proprio Marabottini, che con Barbera aveva discusso a lungo l’impostazione del libro e concordato la lista degli studiosi da da invitare. Al posto della presentazione che il maestro non ha potuto scrivere, nel volume si ripropongono stralci delle sue stimolanti premesse ai due lavori più impegnativi della Siracusano, quello sulla pittura del Settecento in Sicilia e la monografia su Guglielo Borremans. Gli studiosi coinvolti da Barbera e dal figlio della docente, Alessandro Livrea, sono: Francesco Abbate, Vincenzo Abbate, Elisa Acanfora, Elena Ascenti, John Azzopardi, Gaetano Bongiovanni, Francesco Brugnò, Francesca Campagna Cicala, Annarita Caputo, Elisa Debenedetti, Ettore d’Alessandro di Pescolanciano, Elvira D’Amico, Mauro Vincenzo Fontana, Luigi Giacobbe, Ilaria Guccione, Fabrizio Lemme, Anna Lo Bianco, Diana Malignaggi, Massimiliano Marafon Pecoraro, Angela Mazzè, Maria Giuseppina Mazzola, Giovanni Molonia, Catherine Monbelg Goguel, Elvira Natoli, Francesco Negri Arnoldi, Claudio F. Parisi, Yuri Primarosa, Simonetta Prosperi Valenti Rodinò, Giovanni Puglisi, Erminia Scaglia, Vincenzo Scuderi, Giancarlo Sestieri, Simona Sperindei, Roberta Vitanza, Maria Viveros, Maria Teresa Zagone, Anna Zambito.
Le testimonianze. Sono tre in tutto, quelle presenti nel volume. La prima è dello stesso Barbera, ed è ed è all’interno del saggio introduttivo: “A me piace ricordare Citti, oltre che per l’assidua frequentazione a Messina e a Napoli, come appare in due fotografie degli anni Ottanta del secolo scorso che emblematicamente ho voluto in apertura e in chiusura di questo volume a lei dedicato. Nella prima, qui in alto, recuperata negli archivi di Enzo Brai (il quale a suo tempo ha curato in giro per la Sicilia la faticosa campagna fotografica per il libro sulla pittura del Settecento), Citti è intenta a prendere appunti in una chiesa Palermitana in abbandono e aperta per l’occasione, accompagnata da Giulia Aurigemma, in quegli anni in servizio alla Soprintendenza di Palermo; nell’altra raggiante ed elegantissima in un tailleur di shantung grigio perla, accanto a Guglielmo Stagno d’Alcontres, allora Rettore dell’Università, nel giorno della presentazione del suo a Messina. Immagini che a mio avviso documentano assai bene due aspetti complementari della sua personalità, impegno sul campo e al tempo stesso la capacità di cogliere con leggerezza ed eleganza le cose belle della vita”. Le altre due testimonianze di collaborazione e amicizia sono degli storici dell’arte Francesco Abbate (conosciuto a Napoli) e Francesco Negri Arnoldi, che racconta di un progetto comune rimasto incompiuto.
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